Il rifugio venne costruito nel 1937 da una cooperativa di 326 soci la quale dedicò quest’ultimo ad un grande alpinista e guida alpina, Silvio Agostini. Nel 1976 venne donato alla S.A.T di Trento e da quel sodalizio fino ad oggi il rifugio è gestito da due generazioni dalla famiglia Cornella.
45 sono gli anni passati dal giorno in cui la S.A.T di Trento, proprietaria dello stesso rifugio, affidò la gestione a Ignazio Cornella. Dal 1993 è il figlio Roberto a portare avanti questa straordinaria avventura tra le Dolomiti di Brenta, che ad oggi con al fianco il figlio Emanuele si stanno avviando verso la terza generazione

Circa mezzo secolo in cui la famiglia Cornella ha messo passione nell’ accogliere e soddisfare alpinisti, escursionisti e chiunque ami frequentare questo piccolo angolo di paradiso, nelle Dolomiti di Brenta. Oggi Roberto ed Emanuele vi aspettano con lo stesso entusiasmo del primo giorno per consigliarvi le più belle escursioni, farvi conoscere ed apprezzare tutto quello che ci circonda in questo ambiente straordinario.

A pochi metri dal Rifugio Silvio Agostini giacciono tre grandi massi, testimonianza della frana che all’alba del 18 luglio 1957 risparmiò la struttura e i suoi ospiti.

Erano le 7.30 circa quando la torre Jandl, ardito campanile situato all’apice della vedretta d’Ambiez crollò frantumandosi e i suoi massi scesero verso il rifugio, alcuni lo oltrepassarono passandogli vicino mentre i due più grossi si fermarono sopra a circa 50 metri di distanza.
Testimoni dell’evento furono i gestori Gino Collini, la moglie e i ragazzi di Borgo sacco accompagnati da un prete.

Questa è la relazione originale della frana tratta dal libro del rifugio, scritta il mattino stesso da Don Ernesto Menghini di Rovereto e alcune eccezionali foto scattate da uno dei ragazzi (Bruno Bettini di Rovereto) pochi istanti dopo la frana.